Teophrast Bombast von Hohenheim, più noto come Paracelso (1493-1541), filosofo, alchimista e soprattutto medico, fu uno dei grandi intellettuali del Rinascimento, un vero umanista.
Spirito inquieto e grande viaggiatore, si dice che sia giunto sino in India dove avrebbe conosciuto la
medicina ayurvedica. Inventore della iatrochimica, progenitrice della moderna farmacologia, Paracelso tra l'altro scoprì l'etere solforico, isolò l'idrogeno e per primo negò che l'aria fosse un "corpo semplice".
Da autentico umanista, affermava che l'uomo è un microcosmo che riflette il macrocosmo; essenziale per
la sua salute è vivere in armonia in ognuna delle sue parti. Così, più che ai sintomi si interessava
all'individuo, alla sua complessa interazione con il mondo esterno nel quadro del segreto cosmico.
Per lui, la malattia è un necessario compagno vivente, un vero elemento costitutivo della vita umana, e non
quell'odioso corpo estraneo che è per noi.
Paracelso compare negli scritti, fra gli altri, di Erasmo da Rotterdam (che fu suo paziente), Jung, Samuel Hahnemann (l'inventore del metodo omeopatico), Shakespeare e sicuramente ispirò Goethe per la figura di Faust.
Coloro che si limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come persone che si immaginano di poter mandar via l'inverno spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che causa l'inverno, ma l'inverno che causa la neve.Un medico dovrebbe conoscere l'uomo nella sua interezza e non solo nella sua forma esteriore.
Paracelso