11 ottobre 2016
Il 26 settembre scorso si è tenuto a Milano il Technology Forum Life Sciences promosso da Ambrosetti in collaborazione con Assobiotec e con il Cluster Nazionale Scienza della Vita. Il Forum ha come obiettivo quello di contribuire a promuovere lo sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione nel settore delle Scienze della vita in Italia, favorendo il dialogo tra i massimi esponenti della ricerca, del business, della finanza e delle istituzioni.
Il comparto delle Scienze della Vita - che include l’industria farmaceutica, quella biotecnologica e quella della produzione di dispositivi biomedici - rappresenta uno dei settori ad alta tecnologia in cui è specializzato il nostro paese, e uno dei comparti che negli anni scorsi, nonostante la crisi, ha continuato a crescere e a creare posti di lavoro.
Nel corso dell’evento milanese è stato fatto il punto delle situazione in Italia e sono stati evidenziati alcuni elementi positivi per il futuro. Tra questi ha avuto un ruolo centrale il Programma Nazionale per la Ricerca, presentato nella primavera scorsa dal Governo, che destina 2,5 miliardi di euro alla ricerca e all’innovazione scientifica, definendo al contempo 12 aree di specializzazione che rappresentano un primo tentativo di gestione della frammentazione ed eccessiva dispersione delle risorse destinate alla ricerca in Italia.
Il Forum ha comunque individuato alcuni aspetti che dovranno essere presi in considerazione per la governance strategica della ricerca nei prossimi anni nel settore delle scienze della vita:
Infine un elemento centrale emerso dal Technology Forum riguarda il numero di ricercatori che operano in Italia. L’Italia ha infatti pochi ricercatori rispetto a quanti ne servirebbero per essere al pari di altri Paesi. Il gap rispetto ai nostri partner europei dipende non solo dalla cosiddetta ‘fuga di cervelli’ che porta i nostri ricercatori a trasferirsi all’estero, ma anche dalla scarsa attrattività del Paese per i ricercatori stranieri, che non considerano il nostro ecosistema idoneo a supportare lo sviluppo di attività di ricerca.
Insomma, anche se il settore non ha risentito in modo particolare della crisi, ci sembra che ci sia ancora molto da fare!