28 giugno 2016


Come tutti sanno, giovedì scorso il referendum in Gran Bretagna ha sancito l’uscita del Paese anglosassone dall’Unione Europea, con evidenti ripercussioni da un punto di vista politico, sociale ed economico. Numerose le prese di posizione pro o contro l’uscita dall’Unione Europea in Gran Bretagna e negli altri Paesi del Continente, anche se sui media sono riportati più commenti negativi che positivi. Anzi in certi casi alcuni soggetti che hanno votato per il leave, a giochi fatti, si sono detti dispiaciuti affermando che il loro era solo un voto di protesta. Forse questo dovrebbe far riflettere tutti quando si tratta di decidere su questioni che incideranno in maniera determinante per i prossimi anni sulle generazioni future.

Ma che ripercussioni può avere l’uscita della Gran Bretagna sul loro Sistema Sanitario? A cavallo del referendum sono usciti ovviamente numerosi articoli. Vorrei segnalarne due: uno a firma di Gavino Maciocco su Saluteinternazionale pubblicato due giorni prima del referendum e uno su Quotidiano Sanità del 26 giugno.  

Partiamo dall’articolo di Maciocco che pochi giorni prima del voto riprende un editoriale sul British Medical Journal che illustra i rischi di un’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e che suggerisce ai medici Inglesi di votare remain. In particolare l’articolo mette l’accento sul basso peso che gli immigrati avrebbero sul Sistema Sanitario inglese (cavallo di battaglia del leave) e sul fatto che, con l’uscita e i conseguenti impatti negativi a livello economico, la spesa sanitaria pro-capite diminuirebbe portando a un livello “insopportabile” i tagli al Sistema Sanitario nazionale. Altro tema molto importante è che un’uscita dalla UE metterebbe a rischio la libera circolazione dei medici su cui si basa il sistema sanitario anglosassone, con una prevedibile caduta nella qualità delle prestazioni. Infine – ricordiamo che l’articolo di Maciocco è stato pubblicato prima del referendum – “I sostenitori del Brexit sono simili ai lobbisti anti-vaccini che, avendo dimenticato i danni provocati da morbillo, rosolia e parotite, denunciano i supposti danni da vaccino. Allo stesso modo i militanti della separazione dall’UE hanno dimenticato i demoni del virulento nazionalismo che l’Europa è riuscita a tenere a bada. Dopo due devastanti guerre mondiali in Europa prese forma un consenso progressista. E i governi perseguirono politiche redistributive all’interno della più ampia Unione Europea, conseguendo enormi risultati in termini di salute e di giustizia sociale”.

Ma oggi sappiamo come è andata, e allora è interessante leggere i commenti di Grazia Labate su Quotidianosanità che di fatto riprendono alcuni timori già evidenziati prima del voto: un Sistema Sanitario più debole, con minori fondi e con una fuga dal Paese di molti operatori sanitari verso altri Paesi dell’Unione.

Cosa ne sarà quindi del Sistema Sanitario inglese dopo questo voto e dopo i tagli che già sono stati fatti in questi ultimi anni per ridurne la spesa? Nei prossimi mesi si potrà verificare se i timori di questi giorni saranno concreti oppure no.

E dal momento che le spinte che hanno portato metà degli inglesi a votare per il leave sono legate la malcontento verso un sistema che non era più in grado di dare delle risposte sociali concrete, è evidente la necessità di ridefinire le regole di un nuovo patto sociale che assicuri una nuova crescita e una nuova redistribuzione, che sia in grado di accorciare le distanze tra le disuguaglianze economiche e sociali troppo forti per aprire uno nuovo e più concreto sviluppo delle politiche sociali e sanitarie dell’Unione.

 

Leggi l’articolo su Saluteinternazionale

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