22 settembre 2015


Un interessante articolo è apparso alla fine della scorsa settimana su Saluteinternazionale riguardante l’appropriatezza del rinnovamento della Sanità pubblica in corso in Italia. Come giustamente dice l’articolo “…per ricercare l’appropriatezza non abbiamo bisogno tanto di una “revisione della spesa” ma di una “revisione della governance” nella sanità…”.

L’autore dell’articolo elenca quindi quali dovrebbero essere i punti qualificanti di questo riordino della Sanità, per andare oltre la spending review adottata da tutti i Governi del Paese negli ultimi 20 anni. Vediamoli:

La formazione di medici è il primo punto su cui bisogna puntare. Il neo-medico attualmente ha una visione prevalentemente bio-meccanicistica, in cui il tema della relazione medico paziente, dell’ascolto e del colloquio non viene trattato nei corsi universitari. È necessario quindi intervenire in questo ambito per far comprendere al giovane medico un nuovo modo di porsi nei confronti dei pazienti.

Il secondo punto riguarda la politica di contenimento della mercificazione delle prestazioni, in cui troppo spesso si amplificano e si stimolano prestazioni sanitarie di cui il paziente non ne avrebbe bisogno.

A questo si aggiunge che bisognerebbe intervenire sulla pianificazione dell’offerta diagnostica, in particolare con una programmazione degli investimenti in apparecchiature, per organizzare l’offerta anche al fine di ridurre le liste di attesa e promuoverne, contestualmente, un utilizzo appropriato.

Un altro elemento importante, secondo l’articolo, è la riduzione della medicina difensiva, cioè limitare gli accertamenti (o i farmaci) che non si ritengono utili, ma che servono comunque a prevenire eventuali problematiche “legali” per il medico o l’ospedale, con uno spreco di materiale e di risorse importante.

Bisognerebbe poi intervenire sui Livelli essenziali di assistenza (LEA) e sulle politiche dei ticket in maniera diversa, non attraverso la disincentivazione che oggi provoca iniquità nei confronti di pazienti e medici.

Infine, il sesto punto che tocca l’articolo, riguarda lo sviluppo della ricerca. Un tasto dolente che va oltre il singolo Ministro o Governo, e che in Italia si trascina ormai da molti anni. Una nuova stagione di investimenti in ricerca scientifica permetterebbe di rilanciare le nostre Università, di accrescere il know-how dei nostri medici e ricercatori e di creare valore e occupazione. Sarà possibile?

 

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