30 giugno 2015


Abbiamo già parlato più di una volta del rischio di una modifica dello stato sociale, e conseguente “privatizzazione” del nostro Sistema Sanitario Nazionale, dettato dalle esigenze di restrizione di spesa che si “impongono” al nostro Paese.

Un nuovo tassello verso questo modello è stato posto nel consueto Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2014 della Corte dei Conti, da poco presentato a Roma.

Dal momento che, come sostiene la Corte dei Conti,difficilmente il sistema economico italiano potrebbe sopportare ulteriori aumenti della pressione fiscale”, nella Relazione si parla apertamente, senza mezzi termini, di rivedere il patto sociale con i cittadini. Infatti, sostiene la Corte, vista la ridotta natalità, l’innalzamento dell’età media della popolazione e le problematiche legate al mondo del lavoro e alla disoccupazione, è necessaria una “revisione coraggiosa dei confini dell’intervento pubblico”. Il che vuole dire, in riferimento all’ambito sanitario, una riduzione dei servizi e l’introduzione di costi non più a carico dello Stato ma dei singoli cittadini che devono usufruire di specifiche prestazioni sanitarie.

E continua la Relazione, specificando che proprio per avere un maggiore controllo della spesa pubblica sta diventando impellente la necessità “di riorganizzare alla radice le prestazioni e le modalità di fruizione dei servizi pubblici”. Il recupero di efficienza degli apparati pubblici – conclude la Corte dei Conti – non può essere disgiunto da una maggiore partecipazione dei cittadini alla copertura dei costi di alcuni servizi, che richiederà, in primo luogo, una contestuale, rigorosa, articolazione tariffaria.

Il tema è scottante e ci inquieta che queste considerazioni arrivino dalla Corte dei Conti, che ha la funzione costituzionale di organo di controllo sui conti pubblici, in maniera neutrale, autonoma e indipendente dal Governo e dal Parlamento.

Ma per stabilizzare i conti della sanità, al posto di rivedere il welfare, forse non sarebbe meglio razionalizzare i servizi eliminando gli sprechi? Forse si raggiungerebbero gli stessi risultati mantenendo una sanità per tutti.

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