24 marzo 2015
È stato pubblicato il 23 marzo su Salute Internazionale un articolo di Ivan Cavicchi, docente all’Università Tor Vergata di Roma e tra i relatori di punta del nostro prossimo convegno annuale in occasione della Giornata mondiale dell’emofilia il 17 aprile prossimo, che riguarda i tagli lineari fatti recentemente alla Sanità italiana.
“Con i progressivi tagli lineari della sanità, le Regioni stanno imboccando la strada neoliberista destrutturando il sistema e spingendo almeno parte della domanda verso il privato” afferma Cavicchi in apertura del suo articolo.
L’articolo ripercorre in maniera analitica il cosiddetto “riordino” della sanità italiana negli anni, a partire dalle misure urgenti in tema di contenimento della spesa sanitaria avviate tra gli anni ’80 e ’90, per passare alla riorganizzazione del sistema con la Legge 229/1999 e arrivare alle politiche di definanziamento programmato, attuate a partire da quelle avviate da Tremonti fino ai giorni nostri.
Con gli ultimi tagli lineari al Fondo sanitario nazionale infine, tutte le Regioni si trovano a dover fronteggiare una ulteriore restrizione finanziaria, che stanno portando queste ultime al ridimensionamento degli ospedali, del personale e dei servizi offerti ai malati.
Come già più vote affermato, le Regioni stanno destrutturando il sistema e spostando una parte consistente della domanda verso il privato.
“Tutte le regioni propongono le politiche di riordino come soluzioni obbligate e quindi senza alternative, sapendo noi tutti che la soluzione è obbligata ma rispetto ai limiti progettuali e riformatori delle regioni, non rispetto ai problemi oggettivi della sanità e alle loro soluzioni possibili e rispetto alle concepibilità di altri mondi sanitari possibili” continua Cavicchi.
I problemi economici si possono invece affrontare in altri modi: riducendo le malattie attraverso la prevenzione, combattendo gli sprechi, riprogettando il sistema dei servizi, ecc., senza necessariamente sfasciare il sistema. E che questo deve intersecarsi anche con il fatto che il sistema sanitario non ha solo un problema economico, ma è affetto anche da una forte regressività: i nostri modelli di ospedale ad esempio, ma anche di professione, di assistenza sono infatti invecchiati negli anni.
Una moderna politica riformatrice può essere in grado invece di risolvere i problemi di bilancio affrontando nel contempo i problemi di regressività del sistema.
In questa ottica Cavicchi propone alcuni interventi per questa nuova politica:
"produzione di salute come ricchezza quindi creazione di salute come condizione per uno sviluppo sostenibile;
ricapitalizzazione del lavoro attraverso una riforma della concezione dell’operatore, delle prassi, dei compiti , degli impegni e dei sistemi retributivi;
riconversione dell’attuale sistema dei servizi a partire dal luogo di vita del cittadino quindi a partire da un ripensamento radicale delle vecchie concezioni di distretto, di territorio e di cure primarie;
nuova governance, quindi ripensamento dell’azienda sanitaria nel senso di un management diffuso;
nuovo ruolo dei cittadini e delle loro comunità, da intendersi come primi produttori di salute”.
Leggi l’articolo su Salute Internazionale.