14 gennaio 2015


La famiglia e il suo benessere diventano centrali quando arriva un figlio emofilico: ci si trova ad affrontare psicologicamente un problema che durerà tutta la vita, e a risolvere praticamente una serie di difficoltà a cui prima non ci si pensava.

Per questi motivi e per venire in aiuto alle famiglie, Fondazione Paracelso ha specificamente avviato due progetti dedicati a loro: il progetto Cpì e quello Hope.

Brevemente ricordiamo di cosa si tratta.

Con il progetto Cpì ci siano dati come obiettivo quello di aiutare le famiglie dei bambini emofilici, affiancando ai genitori una mediatrice famigliare che aiuti la famiglia a superare il difficile momento dell’accettazione della patologia e l’accompagni nei primi anni di vita del bambino. Il progetto è supervisionato dalla dottoressa Cristina Mazzini, psicologa e psicoterapeuta, responsabile di una Unità operativa disabilità adulti dell'ULSS di Padova e docente presso la Facoltà di Medicina di Padova. Il progetto è realizzato con il sostegno di Pfizer.

Il progetto Hope ha invece il compito di sostenere le famiglie con bambini affetti da emofilia da 0 a 12 anni attraverso gruppi di condivisione e confronto tra genitori sotto la supervisione di una formatrice professionista, in grado di far emergere le esperienze e i vissuti emotivi di ognuno, partendo dal presupposto che tutti sono in grado di compiere azioni per il proprio e l’altrui benessere. Il progetto ha avuto il sostegno non condizionato di Novo Nordisk.

A che punto siamo oggi nello sviluppo di questi due progetti? Come stanno andando?

I progetti stanno andando bene! Molto bene!

Cpì si sta ampliando e stiamo avendo richieste da molte parti d’Italia. A oggi è operativo in 11 città – Bari, Catania, Cesena, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Perugia, Roma e Torino – dove lavorano altrettante mediatrici famigliari. Inoltre, a Milano si è reso necessario coinvolgere anche due mediatrici familiari in grado di parlare albanese ed egiziano, da affiancare a famiglie appena giunte nel nostro Paese. Dall' inizio del progetto nel 2013, le nostre mediatrici hanno affiancato le famiglie di 44 bambini e 11 bambine.

Il progetto Hope, che si avvale della supervisione di un comitato scientifico composto da esponenti di Fondazione Paracelso, FedEmo, clinici e docenti universitari, è ormai stato avviato in 6 città: Milano, Firenze, Roma, Napoli, Reggio Calabria, Catania. E i risultati ci sembrano interessanti.

E vogliamo andare avanti! E confidiamo che i sostegni ai progetti non solo proseguano, ma si possano anche ampliare, dal momento che le richieste di aiuto continuano ad arrivare da numerose parti del Paese.

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