25 febbraio 2014

 

Lo Zambia è un Paese dell’Africa centro-meridionale, grande più del doppio dell’Italia e con una popolazione di poco meno di 15 milioni di abitanti. Un Paese povero, un Paese, come molti di questo grande continente, afflitto dai problemi legati alla nutrizione, all'accesso alle cure e alla diffusione di malattie tra tutti gli strati della popolazione, in modo particolare tra quelli maggiormente disagiati.

E il problema della cura di patologie più o meno rare assume una gravità particolare. Per quanto riguarda i pazienti emofilici, la situazione nello Zambia è paragonabile a quella dei primi anni ’60 in Italia: una patologia poco conosciuta e mal curata, condizione aggravata dalla mancanza di centri specializzati locali. E si parla in Zambia di circa 1.300/1500 pazienti affetti da emofilia, di cui, a oggi, solo 13 casi diagnosticati. Gli altri sono invisibili.

Ma perché lo Zambia? E perché Fondazione Paracelso si sta impegnando in questo Paese, dopo l’esperienza più che positiva dell’Afghanistan dal 2009 a oggi?

Partendo dai principi che guidano le azioni di Fondazione Paracelso, riteniamo che in Zambia sia necessario  adoperarsi per i pazienti emofilici semplicemente perché nessun altro lo fa, e perché c’è bisogno di dare una risposta, anche piccola, ai bisogni concreti delle persone. Siamo anche convinti che fornendo dei primi aiuti, oltre alle informazioni necessarie su come diagnosticare e trattare questa patologia, in un futuro prossimo le persone saranno in grado di aiutarsi tra loro, diffondendo le buone pratiche per affrontare i problemi e curare i pazienti, in particolare quelli lontani dalla capitale Lusaka. Proprio nella capitale è nostra volontà riuscire a creare un primo centro specializzato nel trattamento degli emofilici.

Vogliamo cercare, per quanto nelle nostre possibilità, di rendere visibili i malati di emofilia in questo Paese.

Dopo i primi contatti, a metà dello scorso anno è stato organizzato un primo viaggio in Zambia durante il quale ci siamo resi conto della reale situazione del Paese e delle necessità per i malati di emofilia. Il primo obiettivo è di ottenere l’ammissione dell’Associazione dei pazienti emofilici zambesi alla WFH (World Federation of Hemophilia), passaggio necessario per poter accedere ai fondi internazionali di aiuto umanitario. Ci auguriamo di vedere l’ingresso dello Zambia in WFH entro l’estate di quest’anno.

Il secondo obiettivo, come già accennato, è di avviare all’interno dell’ospedale di Lusaka un Centro emofilia, con personale specializzato, in grado di far conoscere e diffondere le corrette metodologie di diagnosi e di trattamento di questa patologia.

Sono primi passi ma, come è successo in Afghanistan, "mettere in moto la macchina" è il primo dei nostri obiettivi.

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